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Ponte Rotto: storia e attualità

by Antonio Ferragamo

A cavallo tra le due province campane dell’Irpinia e del Sannio, si erge maestoso e ancora imponente quello che resta, di un ponte riconducibile ad una delle reti viarie più celebri dell’antichità, la Via Appia, Regina Viarum. Viene identificato, volgarmente come Ponte Rotto, ma sarebbe preferibile individuarlo come Ponte Appiano, dal nomen di Appio Claudio Cieco che la commissionò durante la sua censura. Il ponte era necessario e strumentale per superare le acque del fiume Calore, costituendo il punto d’ ingresso dell’ Appia in territorio irpino. Dopo aver superato Beneventum, l’ Appia si spingeva verso Aeclanum l’odierna Passo di Mirabella. Il ponte dista dieci miglia romane da Beneventum e cinque miglia romane da Aeclanum. Dalla tecnica edilizia utilizzata, si evince che il ponte è ascrivibile tra la tarda età flavia e la prima metà del secondo secolo. Qualche studioso non esclude che il ponte fu inizialmente costruito in legno e solo con l’aumentare del traffico in muratura. Dato certo è che subì nel corso dei secoli, diversi interventi di ampliamento ed ammodernamento

Uno dei maggiori ponti monumentali della Campania antica 

Attualmente del viadotto, sono visibili solo un’arcata e tre pile. Anticamente, la struttura era notevolmente più imponente. Il ponte era costruito a schiena d’ asino, tipica tecnica architettonica romana, con sei grandi arcate, la più ampia delle quali superava i venti metri di luce, un’altezza massima di circa tredici metri ed un’ estensione lineare totale di circa centonovanta metri. Questi dati tecnici di eccezionale portata danno un’idea della strategicità della struttura e della mole in termini di traffico di transito. Altro elemento non secondario è che oltre all’ aspetto precipuo funzionale, i Romani cercarono di adornarlo con bassorilievi, cornici e sculture, ormai perdute.

       Il ponte Appiano luogo avvolto da leggende 

Da sempre i luoghi che circondano il ponte e le rive del fiume adiacente fanno da sfondo a diverse leggende. Il luogo risulta essere piuttosto isolato geograficamente, ulteriormente protetto da una fitta vegetazione riparia, circondato da fertili distese di campi coltivati e privo di abitazioni nell’ arco di diverse centinaia di metri. Elementi questi che costituiscono l’ humus per leggende talvolta anche inquietanti. La più antica si lega ad un appellativo del ponte stesso, definito ponte dei diavoli. La leggenda narra che su una pietra del viadotto ci sia impressa una mano con quattro dita e un occhio, che altro non sarebbero se non il calco impresso sulla pietra di un demone, adirato contro un mago indisciplinato e poco attento che lasciò incustodito il libro nero. Questo libro contenente formule magiche fu rinvenuto e aperto da un ritrovatore fortuito. Colui che lo rinvenne, lo aprì e iniziò a farfugliare una frase sconnessa, contenente il numero sedici e il termine ponte. Il libro nero in oggetto aveva il potere di soggiogare i demoni e di indurli ad esaudire la volontà di chi pronunciasse le formule contenute nel libro stesso. I demoni percepirono la frase pronunciata dall’ ignaro ritrovatore come comando e iniziarono ad operarsi. La leggenda vuole che in una sola notte furono costruiti dai demoni sedici ponti, compreso Ponte Rotto. 

Photo Antonio Ferragamo

Ponte Rotto attrattore turistico- culturale 

A prescindere dall’ alone leggendario, a Ponte Rotto, restando per qualche minuto in silenzio si avverte la magia di un luogo straordinario, catalizzatore di energia, una parentesi spazio- temporale. Si respira il mondo antico. Senza grosso sforzo si percepisce il passaggio di poeti, soldati, mercanti e gente comune che attraversano il viadotto per metter piede in terra irpina, diretti verso Aeclanum, verso la Mefite in Valle d’ Ansanto o verso le località pugliesi. L’Irpinia come più volte ribadito, è stata una zona cuscinetto tra il Mare Adriatico e il Tirreno, per tanto contaminazione e commistione di popoli e culture. Il viadotto ha costituito e costituisce, ancora oggi, un faro di attrazione sia per gente comune che per addetti ai lavori, sia locali ma anche, nazionali e internazionali. Storici, archeologi, architetti, ingegneri, scrittori e poeti ne sono stati i maggiori fruitori ed analisti. Tutti gli studiosi locali hanno dedicato un proprio lavoro al ponte che sfida i secoli. Diverse sono state nel tempo anche le manifestazioni culturali, di notevole spessore svolte in loco. L’ attenzione verso questa evidenza archeologica, negli ultimi anni è stata sempre maggiore. Anche i più giovani hanno avvertito l’esigenza di tutelare e valorizzare questo inestimabile patrimonio storico-archeologico. Grazie all’ impegno e alla passione del Forum dei Giovani, Proloco, Comune di Apice e del Fai Delegazione di Benevento, il Ponte Appiano entra nel Decimo Censimento dei Luoghi del Cuore Fai.  

                                                                                                                                                              Antonio Ferragamo

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