Home Cultura e Società #CPERCULTURA: UN NUVO MODO DI INTENDERE LA DIVULGAZIONE CULTURALE

#CPERCULTURA: UN NUVO MODO DI INTENDERE LA DIVULGAZIONE CULTURALE

by Giuseppe Perrina
#CPERCULTURA: UN NUVO MODO DI INTENDERE LA DIVULGAZIONE CULTURALE
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Alessia Capasso, classe 1991, è una giovane graphic designer originaria di Atripalda (AV) ed è la fondatrice di #CperCultura, una community on-line che si occupa di divulgazione culturale, con una particolare attenzione per il folclore e le tradizioni popolari. Per capire meglio cos’è #C poniamo qualche domanda ad Alessia.
Com’è nata l’idea di fondare una community culturale on-line e perché hai scelto di intitolarla #CperCultura?
Il 24 febbraio 2019 ho creato un gruppo, avevo cominciato a scrivere e pubblicare dei brevi racconti sulla Capitale in altre community. Era uno svago, un passatempo, un modo per spezzare la quotidianità fatta di lavoro e impegni vari. Tutti i miei interventi riguardavano curiosità artistiche e storiche poco note. Alcune erano reminiscenze degli studi all’Accademia delle Belle Arti di Napoli e altre cose le apprendevo a lavoro, facevo parte del settore marketing e comunicazione di un tour operator statunitense, quindi ero circondata da guide turistiche e operatori del settore da cui ho appreso degli aneddoti molto particolari. Ricordo che il primo post parlava dei Pasquini, le statue parlanti di Roma. Avevo usato un hashtag, #CperCultura appunto, e postavo questi fattarielli solo per il gusto di condividerli.
Su quali piattaforme social è possibile trovare #C? 
#CperCultura è su Facebook, Instagram e TikTok.
Il tuo è un progetto di divulgazione culturale partecipato, in che modo i lettori possono segnalarti delle storie del proprio territorio e vedersele pubblicate sui canali social di #C?
I fattarielli possono essere semplicemente condivisi sul gruppo di Facebook, ma anche in forma privata via social media o via mail (cpercultura@gmail.com).
Dalla fondazione del progetto ad oggi, con impegno e passione, hai raccontato più di 100 storie della tradizione orale italiana, contribuendo così alla costruzione di una memoria collettiva. In questi racconti non è mancato lo spazio per la tua terra, qual è il “fattariello” irpino a cui sei più legata?
Sicuramente la storia della janara, una figura folkloristica presente in gran parte dell’appennino del sud Italia. Una strega che ha un’origine reale nella cultura del nostro territorio e che porta con sé potere e magia. Mia madre, quando era arrabbiata con me da piccola, spesso mi sgridava chiamandomi “janara”, ma non conoscevo la storia. A raccontarmela per sommi capi fu mia nonna, e da grande l’ho approfondita da sola. Quando ho scoperto che mi chiamava “streghetta” ho sorriso!
Attualmente stai conducendo una ricerca sull’accessibilità dei principali beni culturali presenti in provincia di Avellino, cosa sta emergendo dai dati raccolti?
I dati non sono molto promettenti. Dall’inizio della pandemia alcuni dei maggiori siti culturali in Irpinia hanno dimezzato (se non completamente annullato) la propria attività. Le motivazioni sono tante: mancanza di servizi, di mezzi di trasporto, di personale, di risorse. Serve quanto prima un cambiamento in meglio se vogliamo evitare che le bellezze del nostro territorio vadano perse.
Il progetto #CperCultura, tra l’altro diventato case study della tua tesi per il master in digital marketing, ha all’attivo l’organizzazione di visite guidate, la pubblicazione di un libro illustrato e la partecipazione a numerose collaborazioni. Puoi darci delle anticipazioni sulle prossime iniziative?
Al momento mi concentro sulle prossime visite che intendo documentare sui social. Le tappe a venire fino alla fine dell’estate sono il borgo di Quaglietta a Calabritto e Villa Cimbrone e Villa Rufolo a Ravello, in Costiera Amalfitana. A settembre ci saranno alcune novità che spero mi aiuteranno a rendere questo progetto il mio lavoro a tempo pieno.
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Testo Giuseppe Perrina. Le illustrazioni sono di Alessia Capasso.
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