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LE SOFFERENZE DI GUGLIELMO

by Prof. Edoardo Spagnuolo

Tutto lascia pensare che sulla cotta metallica Guglielmo portasse un saio di lana grezza, come usavano in quel tempo molti religiosi. Quel che è certo è che indossasse pure una sottoveste, altrimenti il saio, a contatto con gli anellini metallici, col tempo si sarebbe in buona parte sfilacciato. Tutto questo assicurava una protezione dal freddo molto relativa. Quando Guglielmo visse da eremita in montagna (su Montevergine, sul Laceno e sul monte Cognato) il freddo intenso, il gelo invernale penetrava facilmente attraverso i poveri indumenti dell’eremita. Questo fatto, associato alla natura metallica della cotta, che aderiva alla nuda pelle, induceva una continua, fortissima dispersione di calore dal corpo di Guglielmo. Non e’ difficile immaginare, pertanto, che nei rigidissimi inverni di questi luoghi Guglielmo avvertisse una sensazione continua di grandissimo freddo. Al solito questa situazione era aggravata dal fatto che l’eremita seguiva una dieta poverissima. L’utilizzo del freddo e del caldo, come strumento di penitenza, era largamente utilizzato in quel tempo, mai però nella maniera atroce architettata da Guglielmo. Osserviamo che questa terribile, prolungata penitenza era un poco attenuata dal fatto che l’uomo del medioevo mostrava una resistenza al freddo notevolmente superiore alla nostra (CONTINUA).

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