C’è un particolare nella vita di san Guglielmo, che mai nessuno ha rimarcato con la dovuta attenzione. Eppure si tratta di un “dettaglio”, che ha caratterizzato profondamente buona parte dell’esistenza di quest’uomo.
Prima di ritirarsi su Montevergine Guglielmo si recò a Salerno, e da un milite si procurò una corazza. In quel tempo le corazze, indossate dai militi, consistevano in una maglia metallica, che ricopriva gran parte del corpo. Guglielmo la indossò sulla nuda carne, in sostituzione di taluni cerchi di ferro, che si era fatto applicare in precedenza, e non la dismise mai. Dunque Guglielmo, sotto il saio, nascosto agli occhi di tutti, portò sempre questa divisa da cavaliere.
Perché questa decisione così singolare, mai imitata da altri religiosi? Per la ragione stessa per cui intese ritirarsi su Montevergine. Guglielmo, in quella fase della sua vita, volle vivere da eremita per procedere “alla guerra” contro “i reggitori di questo mondo e delle tenebre”. Per condurre questa guerra occorreva pregare senza posa, ma occorreva anche uno strumento di difesa, costituito appunto dalla maglia metallica. Questo rivestimento costituiva una difesa dalle insidie del nemico non solo sul piano simbolico, ma soprattutto sul piano concreto, perché implicava una penitenza continua, durissima, che Guglielmo volle sopportare per il resto della sua vita. In cosa consistesse questa penitenza ne parleremo nel prossimo post.
GUGLIELMO: EREMITA O CAVALIERE?
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