Spesso si conosce poco o nulla del territorio in cui si vive. La cultura, nella migliore delle ipotesi sta diventando sempre più improntata ad essere settoriale o eccessivamente specialistica, lasciando ampio vulnus, soprattutto su argomenti generali che dovrebbero essere conosciuti o meglio metabolizzati da chiunque vive il territorio a qualsiasi titolo.
Quanti sono i comuni della provincia di Avellino? Chi è il patrono dell’Irpinia? Perché si chiama Irpinia? L’ Irpinia e il territorio della provincia di Avellino coincidono? Quali sono i prodotti tipici che esprime, generosa, la nostra terra?
Queste e tante altre domande similari, spesso mettono in difficoltà moltissimi interlocutori.
I COMUNI DELLA PROVINCIA DI AVELLINO
Dal punto di vista, squisitamente amministrativo, la provincia di Avellino, venuta in essere all’indomani della conquista garibaldina del 1860, coincide in gran parte con la precedente provincia di Principato Ultra o Ulteriore, di cui Avellino fin dal 1806 era il capoluogo, nell’orbita del Regno delle Due Sicilie.
Il Vallo di Lauro ed il Baianese furono inglobati l’anno successivo, dato che, precedentemente erano annessi alla provincia di Terra di Lavoro. Nel 1927 e nel 1929 i comuni di Accadia ed Orsara prima, Anzano e Monteleone dopo, dalla provincia di Avellino passarono alla provincia di Foggia. Attualmente la provincia di Avellino conta 118 comuni. Seguendo un ordine alfabetico, il primo comune è Aiello del Sabato per finire a Zungoli.
La popolazione residente, stando agli ultimi dati Istat, aggiornati al 31 dicembre 2019, è di circa 414000 persone.
Antonio Ferragamo
Blogger Bonito.Cultore di storia,archeologia,arte e tradizioni locali,escursionista.Da sempre,cerco di far conoscere ed apprezzare le varie potenzialita’ dell’ Irpinia, terra ove natura,tradizioni ,cultura e sapori sono ancora autentici,scrigno di eccellenze.Collaboro con chiunque abbia le mie stesse passioni nel valorizzare in toto la nostra terra e ho colto al balzo l’invito che mi e’ stato proposto,con il proposito lungimirante ma mai utopistico di riproporre un nuovo “rinascimento” irpino sia sociale che culturale, imprenscindibile da una presa di coscienza individuale in un ottica di collaborazione pluridisciplinare e plurisettoriale.