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L’ Irpinia archeologica nascosta

by Antonio Ferragamo

TESTIMONIANZE ANTICHE IN IRPINIA

L’ Irpinia non è soltanto una terra verde e  lussureggiante da un punto di vista squisitamente paesaggistico ma è una terra ricca di storia e tradizioni.

Crocevia di culture e popoli   diversi   che si sono avvicendati sul   territorio irpino dando luogo ad un humus culturale stratificato e altamente variegato.

La presenza umana in Irpinia è attestata archeologicamente e quindi   inequivocabilmente già dalla fase più remota della Preistoria   il Paleolitico, definito “ Età della  pietra antica o rozza

LE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE IN IRPINIA

Le diverse testimonianze archeologiche in Irpinia sono raccolte in vari poli museali aperti al pubblico.

In primis il Museo Irpino di Avellino, il Museo Archeologico di Bisaccia, l’ interessantissimo Museo Archeologico  di Carife con una sezione sui generis  di circa 450 reperti ascrivibili all’età sannitica della Baronia tra il V e il IV sec. a.C, il Museo Archeologico di Ariano Irpino, il Museo Antiquarium di Grottaminarda, il Museo Antiquarium di Avella, il Museo Civico Antiquarium di Morra De Sanctis, il Museo Archeologico di Taurasi ecc.

Oltre ai vari musei sul territorio provinciale diversi sono i parchi archeologici particolarmente emblematici: l’ antica Abellinum ubicata in località Civita di Atripalda, Aeclanum (Passo di Mirabella), Compsa ( Conza  della Campania) , Abella(Avella), la villa Romana di San Giovanni in Palco a Lauro, il sito di Fioccaglia presso Flumeri, Aequum Tuticum, presso Ariano Irpino ed altri.

Parco-Archeologico-di-Aeclanum-–-irpiniativogliobene
Parco-Archeologico-di-Aeclanum-–-irpiniativogliobene


IL FREGIO DORICO DI BONITO

Oltre i sopra citati Musei e i diversi siti che testimoniano la presenza umana nel tempo in territorio irpino, ci sono reperti archeologici  molto  interessanti poco o meno conosciuti.

Uno di questi  risulta essere un fregio rinvenuto a Bonito.Si tratta di un fregio dorico di marmo lineare, rinvenuto nel 1974 nelle fondamenta di un’antica abitazione demolita, ubicata nella piazza principale di Bonito, proprio nella  stessa postazione ove oggi sorge la Casa Comunale .

Dopo il rinvenimento fortuito del fregio in questione la sua storia si lega indissolubilmente alla residenza comunale. Il fregio  fu opportunamente sistemato e ancora oggi  si trova armonicamente collocato all’ ingresso della Casa Comunale di Bonito.

LE PECULIARITÀ DEL FREGIO

La rilevanza archeologica  del fregio non è certo dovuta alla sua imponenza .Le misure infatti sono piuttosto contenute, attestandosi su una lunghezza di 130 cm e un’ altezza di 60 cm con uno spessore di circa 25 cm.

Già prima facie  anche  chi non è addetto ai lavori comprende che ci troviamo di fronte ad una scultura molto insolita. Gli elementi raffigurati non ritraggono scene di combattimento, animali totemici o altro legato al nostro territorio ma raffigurano una scena riconducibile ad un ambiente marino.

Questo fregio senza dubbio si colloca in una struttura complessa intesa quale monumento funerario.

CHE COSA RAFFIGURA?

Vedendo de visu il fregio lo sguardo viene rapito in primis da due metope racchiuse tra due triglifi.

Una raffigura il rostro a prua  di una nave con torre mentre   l’altra   rappresenta un tridente ossia una lancia con tre rebbi   in posizione verticale circondato da due splendidi  delfini con la testa capovolta verso il basso.

Gli elementi iconografici fanno chiaro riferimento ad un soggetto che aveva a che fare con il mare.

Il rostro è indice esplicito della  supremazia  navale e quindi militare di Roma. Questa raffigurazione del rostro  è confermata e riproposta anche a livello numismatico  sul rovescio di un denario  ascrivibile all’età repubblicana riconducibile al console C. Sosius .

Il tridente, circoscritto da due delfini  indica il comando(lo scettro) militare su una flotta o comunque su una nave.

IL FREGIO ANONIMO

Il territorio del rinvenimento del fregio in quel di Bonito era da ascrivere all’ area della più vicina Aeclanum .Potrebbe trattarsi di un fregio preso nell ’antichità da Aeclanum e riutilizzato per la costruzione di edifici privati ,usanza molto consueta.

Il fregio risulta anonimo perché privo del titolo sepolcrale di riferimento.

LA MEMORABILE BATTAGLIA NAVALE DI AZIO

Dopo un attento studio anche comparativo con altri reperti similari  si è giunti a concludere che il  fregio è riconducibile alla battaglia navale di Azio del 31 a.C .Le figure scolpite fanno chiaro  riferimento alla vita del defunto.

Trattasi di un  alleato  di Antonio contro Ottaviano sotto il comando del console C. Sosius. Il nostro marinaio non soltanto prese parte alla battaglia memorabile di Azio ma ricoprì anche un incarico prestigioso di comando stando a quanto  si deduce dalla figura dei due delfini contenuta nel fregio.

La battaglia di Azio vide contrapposti  Ottaviano contro Marco Antonio. I due antagonisti nella fase conclusiva della guerra civile spiegarono complessivamente  un esercito   colossale per l’epoca con ottantamila soldati impiegati e quattrocento navi.

 L’ Irpinia è semplicemente una terra straordinariamente affascinante e di questo ne erano  già consapevoli i nostri predecessori. Una terra ancora tutta da scoprire archeologicamente parlando che ci offrirà informazioni ancora più puntuali di un quadro storico- archeologico che costituisce un unicum. Noi abbiamo  l’onore di preservarla e valorizzarla in tutte le sue molteplici  potenzialità ancora latenti in un progetto  circolare , integrato e soprattutto  sostenibile 

AUTORE : Antonio Ferragamo

Antonio Ferragamo Irpinia World

Antonio Ferragamo

Blogger Bonito.Cultore di storia,archeologia,arte e tradizioni  locali,escursionista.Da sempre,cerco di far conoscere ed apprezzare le varie potenzialita’ dell’ Irpinia, terra ove natura,tradizioni ,cultura e sapori sono ancora autentici,scrigno di eccellenze.Collaboro con chiunque abbia le mie stesse passioni nel valorizzare in toto  la nostra terra e ho colto al balzo l’invito che mi e’ stato proposto,con il proposito lungimirante ma mai utopistico di riproporre un nuovo “rinascimento” irpino sia sociale che culturale, imprenscindibile  da una presa di coscienza individuale in un ottica di collaborazione pluridisciplinare e plurisettoriale.

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