In epoca normanno-sveva
In un documento del 15 settembre 1281 viene ordinato al Giustiziere di Principato Ultra di preparare una grande quantità di frecce con punta a “quadrella” ovvero a forma piramidale. A tal fine viene precisato che il maggior numero di artigiani, capaci di realizzare questi oggetti, erano ad Avellino, ad Amalfi, a Cava, a Sant’Agata e a Eboli, ma anche a Monteforte, a Serino, a Sanseverino. Le piume da utilizzare per le alette delle frecce potevano essere procurate con poca spesa nei territori di Guardia Lombardi, di Lacedonia, di Rocca Sant’Antimo, di Monteverde, di Bisaccia, di Pietrapalomba, di Nusco e di Carbonara, dove circolavano un gran numero di avvoltoi attirati evidentemente dalla diffusa presenza di animali da allevamento presenti in questi territori. Per comprendere che tipo di avvoltoi dovessero planare su questo territorio può essere utile riportare questo passo di FULCO PRATESI, il quale scrive che, relativamente alle pianure della Capitanata, “la fauna presente in quest’epoca si può desumere dal De arte venandi cum avibus di Federico II di Svevia, scritto nel 1248, opera incredibilmente esatta e attendibile per quanto riguarda le descrizioni naturalistiche”.