Home Cultura e Società Ricordando don Carlo Graziano. Un omaggio allo storico.

Ricordando don Carlo Graziano. Un omaggio allo storico.

by Raffaele Masiello

Alla fine di gennaio, con il cuore infranto, già per altre dure scomparse, ho appreso l’ulteriore  triste notizia della scomparsa di don Carlo, una grave perdita per Bonito e per il mondo della cultura, soprattutto per quello irpino. 

Sono sicuro che la popolazione bonitese, non farà mancare la propria voce per questo illustre figlio. 

Mi aggiungo quindi allora alla tristezza dei cugini bonitesi e ricordo il caro don Carlo con questo piccolo testo, scritto per i suoi 80 anni e pubblicato nel libro: “Bonito-Brooklyn, paese mio … Gli 80 anni di don Carlo Graziano”, a cura dell’amico Emanuele Grieco, nel 2018. 

Purtroppo non ho ancora avuto il piacere di conoscere Don Carlo di persona, tuttavia, ho avuto modo di conoscere e apprezzare quasi tutta la sua produzione storiografica, che conta varie monografie e numerosi fascicoli. 

Il saluto che qui gli porgo non riguarda la sua figura o le sue doti morali o spirituali, che non ho motivo di mettere in dubbio, anzi è fin troppo nota la sua modestia, ma è un omaggio che faccio allo storico, che apprezzo particolarmente. 

Più volte, in passato, a vario titolo, mi sono avvicinato alle sue opere, soprattutto alla sua “Storia di Bonito” e alla sua storia su’ “Le antiche chiese di Bonito”.  

Notevole è la sua produzione storiografica, in quasi 50 anni ha  pubblicato tra monografie, fascicoli e contributi vari: una trentina di pubblicazioni, ed è molto probabile che mi sia dimenticato  qualcosa.  

Come lui stesso ci racconta, si avvicinò alla storia del suo paese durante la preparazione di un panegirico in onore di San Crescenzo in un lontano 1969. La sua guida fu il dottor Fulvio Miletti, il quale, durante vari incontri, avvenuti nello studiolo privato e nella cucina del dottore, gli somministrò piccole gocce di storia locale che poi nell’animo di don Carlo sono diventate un fiume in piena.

Il primo timido esito di questa “cura”, oltre al panegirico, fu una piccola e preziosa pubblicazione di 51 pagine, stampata nel 1973, dedicata a San Crescenzio, il martire romano, le cui reliquie sono custodite gelosamente nella chiesa madre bonitese da più di 200 anni.  A cui segue qualche anno dopo una vita di San Bonito, di 32 pagine. 

Ma il primo vero frutto del suo amore e della sua passione per la terrà natia arrivò nel 1977 con la prima edizione della Storia di Bonito. Un agile volumetto di circa 200 pagine stampato quasi in forma artigianale. 

Qui don Carlo prendeva una certa distanza dai lavori degli eruditi bonitesi, ricchi più di aneddoti succulenti che di fatti ed eventi storici veri e propri e introduceva un metodo storico-critico nella storia locale bonitese. Difatti durante i suoi viaggi in Italia incominciò a recuperare volumi e saggi nelle varie biblioteche nazionali e incominciò a visitare i vari archivi pubblici e privati, primo tra tutti quello parrocchiale. Ogni notizia, ogni documento e ogni fonte fu vagliata attentamente attraverso il dialogo con le altre scienze e con gli specialisti del settore. 

Logicamente un testo così accurato accolse pieno consenso e in breve tempo finì esaurito. 

Il desiderio di scoprire cose nuove sulla propria patria non si era esaurito e ogni viaggio in Italia era un buon motivo per visionare, fotografare o fotocopiare nuovi documenti. 

Undici anni dopo, nel 1988, arrivò la seconda edizione della Storia di Bonito, quasi raddoppiata nelle pagine e nelle fonti utilizzate. Ma già nella presentazione don Carlo, in umiltà, ci informava, e forse ci minacciava, che la ricerca non era esaurita anzi che sarebbe continuata. 

È così è stato. Tre anni dopo la seconda edizione della storia di Bonito pubblicò Le antiche chiese di Bonito, in cui metteva a disposizione del lettore i documenti più antichi sulla storia sacra di Bonito custoditi dell’archivio diocesano di Ariano. 

Ma non era che l’inizio. Dal 1999 al 2005 escono a cadenza quasi quadrimestrale 16 piccole monografie in cui Don Carlo approfondisce e analizza vari aspetti della storia, della cultura, dell’arte, dell’antropologia e della tradizione bonitese.  

Altri contributi, con cadenza meno regolare  si sono poi aggiunti negli anni seguenti.      

È lui stesso che ci racconta, in una lettera, del 7 maggio 2011, scritta a tutti i bonitesi, l’energia pulsante che lo spinge a ricercare e a far conoscere le sue scoperte: “posso solo dire che non ho mai dimenticato il mio paese di origine. A Bonito ho vissuto di continuo solo i primi 11 anni della mia vita e saltuariamente gli altri anni, fino a quando – nel 1970 – ho lasciato il grande paese dell’Italia e il piccolo paesello nativo. Sarà stata forse questa mancanza della patria (quella grande e quella piccola) a spingermi a fare ricerche, a studiare, per conoscere almeno la terra che mi ha dato i natali. La gioia della ricerca e della scoperta è stata così grande che non potevo tenermela per me”.

Ed è proprio questo che traspare dalle sue opere: “la gioia della ricerca e della scoperta”.

Don Carlo nelle sue opere ti accompagna lentamente alla scoperta di piccoli grandi tesori bonitesi. Il suo stile è discorsivo, accessibile a tutti e mai banale. Ogni argomento è trattato in modo ampio e con competenza. Aggiungo anche che in alcuni punti è di piacevole lettura.

Da persona che si occupa di storia comprendo anche l’immane lavoro che ha compiuto per poter scrivere questi saggi. La ricerca non è sempre semplice e le notizie non vengono fuori digitando le parole sul web. La ricerca è lunga e faticosa. Spesso i fattori umani, le biblioteche e gli archivi distanti, i giorni di chiusura e tanto altro rallentano la ricerca. Talvolta anche il discreto stato dei documenti può diventare un impedimento alla ricerca. Qualche volta è necessario passare molte ore su un solo foglio o anche su una sola frase. Ma grande è la gioia quando si scoprono nuove cose.

Don Carlo ha fatto tutto questo. Dagli Stati Uniti è venuto in Italia ha preso accordi con archivisti e bibliotecari, ha cercato, trovato e fotografo i documenti. Poi con estrema pazienza li ha trascritti. Dove era necessario li ha tradotti per renderli accessibili a tutti.   

Conosco per motivi di studio l’archivio diocesano di Ariano e apprezzo particolarmente le sue ricerche sulle relazioni pastorali. Una fonte veramente inestimabile e non ancora pienamente sfruttata dagli storici. 

Delle sue opere apprezzo anche l’onestà, la cortesia e la delicatezza nello smentire gli autori del passato, e del presente, soprattutto quando questi raccontano episodi “ingegnosi” passandoli per veritieri.

Evidenziano un uomo umile, rispettoso dell’uomo e del lavoro altrui. Un caratteristica non comune in chi si occupa di storia. 

Naturalmente anche le sue opere presentano alcuni limiti. Qualche riferimento bibliografico e archivistico in più avrebbe agevolato il lavoro successivo degli studiosi, ma comprendo il desiderio di Don Carlo – da uomo e pastore del popolo – di scrivere non per gli specialisti ma per il popolo. Sicuramente non ha voluto rendere pesante un testo discorsivo con note più utili agli addetti ai lavori che al lettore comune.

Ma non per questo le sue opere perdono di attendibilità , anzi tutt’altro. Sono numerosi gli storici che citano i suoi scritti . 

Le sue fatiche, infatti, sono un punto fermo nella storiografia bonitese e il debito che Bonito ha nei suoi confronti è immenso. 

Don Carlo ha anche un merito in più, quello di aver stimolato nelle nuove generazione l’amore per la storia e per la patria. Penso a Valerio Massimo Miletti, a Gaetano Di Vito, a Emanuele Grieco e tanti altri bonitesi e non, venuti dopo Don Carlo, che scrivono di Bonito.

Spero vivamente che il Signore della vita ce lo conservi ancora a lungo e che soprattutto continui ancora a stupirci con i suoi libri e i suoi preziosi consigli. 

Con tanta stima, 

Raffaele Masiello

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