Home Cultura e SocietàArte Irpina Vincenzo Volpe. “Il Pittore Degli Angeli”

Vincenzo Volpe. “Il Pittore Degli Angeli”

by Antonello Basile

Se in arte si parla di Angeli non è un bene collegare ad essi solo il nome di “Raffaello
Sanzio- Madonna Sistina”.
Siamo a Grottaminarda nel 1850, e tra porta S. Lucia e Porta S. Angelo, all’imbocco della
strada che conduceva al teatro, in una casa tuttora esistente, viveva una famiglia di artisti: i
“Volpe”. Tra i suoi membri spicca per maestria Vincenzo Volpe (1855-1929).
Contemporaneo al suo maestro Domenico Morelli, Vincenzo Volpe segna un punto
importante nella pittura di genere di quegli anni. Da Giovanissimo mostra talento per il disegno e
spronato dalla bravura del padre “Don Antonio”, ritrattista, e del fratello Angiolo, venne condotto a
Napoli dove condusse gli studi liceali e terminò il corso presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli
in soli due anni. Più tardi prenderà prima il posto del suo maestro, il Morelli, nella cattedra di
pittura e poi, continuando ad insegnare, divenne presidente dell’Accademia
Ma non è della vita che vorrei parlarvi, bensì delle opere compiute assieme al fratello
Angiolo presso il santuario di Montevergine. Alla chiamata dell’abate Corvaia, prima, e, poi,
dell’abate Morcone, i due artisti risposero con grande maestria e dedizione.
Nei vari lavori eseguiti al Santuario i due Grottesi diedero prova del loro talento. Tra le tante
opere conservate tra le mura sacre di quel tempio spiccano alcuni affreschi firmati da Vincenzo che
ritraggono dei bambini nelle vesti di “putti, cherubini e angeli”. Il risultato ci lascia letteralmente a
bocca aperta.
I puri di spirito, coloro che conoscono le ansie e le sofferenze dell’uomo lasciano trasparire
ogni sfaccettatura dell’essere umano.
“I putti”, dipinto collocato sul cupolino, mostra una schiera di angeli con aria festosa, con
l’unico scopo di osannare Maria. Dall’incarnato rosa tenue al contrasto con lo sfondo dorato,
l’artista ha messo in risalto i movimenti di quei corpi rendendoli pari al vero della vita.
Gli angioli, che vediamo ai lati della Maestà di Montevergine, sono il fiore all’occhiello
dell’espressione statica dei dipinti. Il miglior modo per descriverli sono le parole del premio Nobel
Serao: “il primo angiolo ha la serenità, l’umanità, la tenerezza della grazia conquistata; il secondo
ha il fremito, ha lo slancio, ha la domata ostinata e rovente, ha il profondo, l’infinito desiderio della
Grazia. Poesia tenerissima del primo angiolo, impeto religioso della seconda figura angelica.”
Matilde Serao “Il Pittore Degli Angeli”
Vincenzo Volpe ci ha insegnato che non ci sono artisti minori nell’arte, basta avere il
coraggio di non soffermarsi ai testi convenzionali che ci rifilano nei vari percorsi di studio.

Spero che questa pandemia ci dia tregua, lasciandoci attraversare i luoghi segnati dall’artista
e magari arricchire le accurate ricerche svolte dal Prof. Capaldo, il quale non smetteremo di
ringraziare per l’impegno profuso.

Antonello Basile

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