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Melito Vecchia: uno dei luoghi più suggestivi dell’Irpinia

by Antonio Ferragamo

Melito Vecchia: uno dei luoghi più suggestivi dell’Irpinia

 In un paesaggio, a dir poco, mozzafiato, circondato da una fitta ed intricata natura lussureggiante, lungo le sponde del fiume Ufita, affluente di destra del Calore, fino al 1962, sorgeva un piccolo borgo: Melito Irpino. Luogo bucolico, ove la vita e il tempo, come in tutte le realtà dell’Italia Meridionale, passava lento, scandito dai ritmi naturali. Con il terremoto del 1962, il borgo fu gravemente danneggiato. I danni, furono talmente ingenti, che per opportunità si decise di spostare il centro cittadino in altra sede, qualche chilometro distante. Il sisma del 1980, contribuì ulteriormente a cancellare i segni dell’uomo. Oggi di Melito Vecchia, così definita per distinguerla dal nuovo centro cittadino, restano solo i due simboli, in uno stato ruderale: il castello medievale e la Chiesa di Sant’ Egidio

Oltre ai terremoti frequenti, gli ultimi del 1962 e del 1980, altre calamità naturali colpirono Melito. Nel 1634, una colossale invasione di cavallette, distrusse tutti i raccolti. Nel 1656, una gravissima pestilenza, decimò la popolazione, riducendola a soli dodici nuclei familiari. Nel 1779, divampò un incendio di spaventose dimensioni che interessò anche il castello, danneggiandolo gravemente. Nel 1949, ci fu un’alluvione, che addirittura travolse, il ponte di ferro sull’ Ufita, provocando diverse frane.

                                                           L’ origine antica di Melito Irpino

Tre sono le tesi principali circa l’antica origine di Melito Irpino. La tesi minoritaria,  identifica Melito con l’ antica Cluvium, altri con un modesto sobborgo anonimo di Aeclanum, altri ancora, ed è la tesi più probante la riconducono alla sannitica Melae o Melas, da cui il toponimo Melito, distrutta nel 215 a.C. al tempo della seconda guerra punica, come riporta Tito Livio. Nell’ ultimo ventennio dell’Ottocento, il marchese Salvatore Parisi, diede avvio ad una campagna di scavo, che portò alla luce, importanti evidenze archeologiche, tra cui: tempietti, anfore, resti di acquedotto. Per secoli non abbiamo alcun riferimento storico diretto, se non estremamente frammentario. Solo nel 1150 con il Catalogus baronum, Melito viene nominato suffeudo di Trogisio di Grotta, con a capo Benedetto de Forgia, per poi essere inglobata in un unico feudo insieme a Grottaminarda. Poi passò alla famiglia d’ Aquino, ai Pisanello, ai Coscia e ai Pagano e ai Freda.

Melito Vecchia: set cinematografico

 La location, particolarmente suggestiva e l’atmosfera fiabesca di questo borgo hanno attratto non solo storici ed archeologi ma anche attori. Nel 1981, la regista Liliana Cavani, sceglie Melito Vecchia, per girare alcune scene del film “La Pelle”, tratto dal romanzo neorealista di Curzio Malaparte, per riproporre in particolare la scena dell’ incendio di Napoli avvenuta con  l’ eruzione del 1944.

Macabre leggende: la dama bianca.

Come in ogni castello o borgo antico, si dipanano diverse leggende.  Alcune inventate di sana pianta, altre inventate ma innestate su personaggi storici, realmente vissuti. Le trame sono perlopiù amori contrastati, duelli, storie di sangue, apparizioni o il ritrovamento di tesori che poi si rilevano inesistenti. La leggenda vuole che, una castellana era solita avere incontri extra moenia, con diversi amanti.  Il marito accortosi dei reiterati tradimenti, decise di punirla, senza appello ed in modo esemplare, uccidendola con diverse pugnalate. Da allora la donna apparirebbe con un candido vestito, sporco di sangue, soprattutto in Primavera, proprio nel  periodo che venne assassinata. Come ogni leggenda, va letta cum grano salis, magari come semplice deterrente per evitare, uscite notturne. Sicuramente, ogni leggenda, contribuisce, ulteriormente ad aumentare la suggestione per questo luogo incantato, che costituisce una parentesi spazio-temporale di ineguagliabile fascino ove il tempo si è fermato.                                     

Antonio Ferragamo

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